I miei piedi camminano sui sanpietrini,
all’improvviso, da qualche parte sotto la terra
sento le grida dei corpi sepolti.
Devo star attento alla mia mente. Mi muovo
come un fantasma tra i sei milioni di fantasmi.
Annuso il paese, come chi
va cercando la casa perduta,
mi soffoca la vergogna perché son vivo.
Ironia, la colpa dell’Europa dentro di me brucia.
Come se fossi ultimo uomo sulla
pianeta tradita, mi sento come
se l’atmosfera fosse intasata dai nomi
dei mendicanti di una lapide. Devo controllare
il respiro, per paura di inalare l’anima
di troppi uccisi. Per tal crimine
il mio polmone è troppo fragile.
Devo comportarmi come uno appena risorto.
Ma dovrò forse recitare la parte di Cristo?
Che il Dio cristiano sia nuovamente un ebreo?
Scruterò nei visi dei tedeschi un segno,
una traccia di sangue. Guarderò nei loro occhi
per vedere l’ombra dei campi di concentramento.
Ci deve essere un ricordo che incide una riga sulla
pelle, che copre la pupilla col rossore della vergogna!
Ma le strade son pulite, i parchi ordinati, i studenti
studiano come essere tedeschi, i ristoranti vendono
Coca-Cola, i camerieri servono sollecitamente gli
ebrei erranti, che in qualche modo sono sopravvissuti
e la storia ha purificato velocemente l’aria infestata,
qui perfino i fantasmi veri son invisibili.